Oggi, 14 Dicembre, il nostro calendario dell’avvento ci porta in una chiesa che conserva affreschi tra i più antichi di Perugia, realizzati in più fasi tra il XIII e il XV sec, la CHIESA DI SAN MATTEO DEGLI ARMENI. La chiesa fa parte del complesso monumentale di San Matteo degli Armeni, che ha ospitato una comunità di Monaci Armeni della regola di San Basilio, dal 1272 al XVI secolo, profughi scampati alle persecuzioni iconoclaste.
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Il 31 luglio 1272 frate Profeta, in qualità di priore e custode del locus e della ecclesia di San Matteo degli Armeni in Pastina, avuto il consenso da frate Gregorio, già dimorante nella chiesa, concede ai canonici della cattedrale di Perugia il complesso. Contestualmente i frati si impegnano ad elargire 6 denari annui per la festa di Sant’Ercolano, purché vi possano dimorare e praticare i loro uffici. Si conosce, inoltre, che qualora i frati Armeni avessero lasciato il luogo, questo sarebbe dovuto restare ai canonici della città. La chiesa è eretta subito fuori le mura medievali di Perugia, longitudinalmente al prolungamento dell’asse che struttura il quartiere di Porta Sant’Angelo e che esternamente culmina nel caposaldo percettivo del convento francescano di San Francesco al Monte (Monteripido). Fondazione originariamente dei monaci armeni alla fine del XIII secolo, la struttura presenta le caratteristiche dello stile romanico che si fonde con il gotico. Antica Commenda, fortificata esternamente con confini ancora visibili, il polo liturgico si fonde con spazi legati alla vita agricola e trova le ragioni della sua ubicazione per la ricca presenza di acqua. La giustapposizione di volumi, con l’eterogeneità materica delle sue parti, corrisponde anche ad un’alternata funzionalità del luogo, utilizzato dapprima come luogo liturgico, poi come lazzaretto nel XVI secolo e quindi come residenza dal XVII secolo, come ben testimonia il giardino con il raffinato sistema di fontane. Il restauro del 2000 ha messo in luce la diversità delle forme e degli stili esaltando l’originaria configurazione.