Andiamo oggi a visitare una chiesa con una vetrata gotica che, dopo quella della cattedrale di Milano, è la più grande in Europa, la BASILICA DI SAN DOMENICO. Al suo interno sono conservate opere di notevole importanza come il monumento funebre di papa Benedetto XI (XIV sec.), la suddetta vetrata alta 23 metri del 1411 di Bartolomeo di Pietro e Mariotto di Nardo, il dossale di Agostino di Duccio (1459), il coro del XVI sec. e l’organo seicentesco.
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Il 31 maggio del 1304, papa Benedetto XI concede la pieve di Santo Stefano del Castellare ai frati domenicani per costruire la nuova chiesa. I lavori proseguono per tutto il secolo, realizzando una struttura a sala con volte a crociera sostenute da colonne poligonali. Il grande complesso di San Domenico è la più imponente chiesa della città, costruita in due fasi dal 1304 al 1458 sulla preesistente Pieve di S. Stefano del Castellare del 1163 (il cui perimetro corrispondeva all’attuale transetto). È ubicata in una posizione privilegiata: la via Regale di porta S. Pietro (corso Cavour), ove passava il cammino Romeo e Jacobeo come mostra la conchiglia scolpita nel pozzo antistante la chiesa. La tradizione vuole che fosse progettata da Giovanni Pisano, attribuzione confermata da una citazione del Vasari. Lo stile si correla all’ideale domenicano, programma estetico promosso anche dalla circolazione internazionale di competenze artistiche patrocinate dal pontefice Benedetto XI in quegli anni era residente a Perugia, ma fu rilevante anche l’appoggio del Comune e dei privati, avendo l’ordine assunto un ruolo importante in città, anche dal punto di vista politico. Il complesso si ubica fuori della città, in un’asse che trova il suo sviluppo e le sue ragioni anche in virtù del rafforzamento spaziale e della connotazioni architettonica determinati dal grande polo che si innesta nel tracciato lineare arretrando il fronte, trasversale alla strada, e conformando la conformazione del territorio stesso esternamente dove si aggetta. Trovandosi il tracciato su un crinale, emerge il grande campanile bianco, che denota in modo chiaro l’immagine della città da tutto il territorio. Parimenti il bene si esalta per le sue qualità formali e spaziali, per i valori certamente del corpo liturgico che con emergenze come le grandi vetrate assume primati mondali, ma anche per i luoghi all’interno del complesso ora demanializzato: intorno al grande e raffinato chiostro, su cui è visibile la facciata dell’antica chiesa di San Domenico, si dispone infatti il convento che ospita il Museo Archeologico e la relativa Soprintendenza, mentre nel chiostro secondario attiguo si apre l’Archivio di Stato che si sviluppa in parte nell’asse determinato dalle antiche dimore dei conventuali, spazio che si connette al Palazzo del Sant’Uffizio che si attesta dietro il transetto dell’attuale chiesa.
[Fonte: Le Chiese delle Diocesi Italiane http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/]